La barba: un vezzo da gentiluomini
Coltivare la barba è la cima della piramide tra tutti i riti di passaggio maschili ed è un processo che mette alla prova molti principi della virilità. Per questo la barba è diventata più di ogni altra cosa il vero vezzo dei gentiluomini.
Dopo aver trovato il giusto taglio di capelli, per molti inizia il viaggio per far crescere ed abbinare la giusta barba, che, non nascondiamolo, richiede una buona dose di pazienza e resistenza.
Per non parlare del coraggio di ignorare quei lunghi sguardi in ufficio, durante quel periodo imbarazzante in cui la tua cosiddetta barba fa sembrare che tu sia vittima dei postumi di una sbronza e per il sesto giorno consecutivo non sia riuscito a rasarti.
Ma non c’è mai stato un momento migliore nella storia moderna per dare una svolta. Il cinquantacinque percento degli uomini del mondo porta qualche tipo di barba, pizzetto o baffi.
Non è più un’esclusiva di barbari e motociclisti, anzi, ormai i barbieri offrono sempre servizi completi di cura della barba, al punto che faresti fatica a trovare una galleria commerciale che non abbia anche un negozio che vende oli, creme e rasoi per aiutarti a ottenere la barba giusta.
La barba: un vezzo da gentiluomini
Storia della barba
Barbe ce ne sono per tutti i gusti: barbe complete, barbette corte, baffetti alla Fu-Manchu, baffi a tricheco, pizzi da moschettiere o Franz-Joseph.
Fatto sta che nella storia dell’uomo la barba ha sempre avuto un’importanza notevole e l’ha sempre accompagnato. Già dai tempi degli antichi greci la barba ebbe un’importanza cruciale nella vita dell’uomo, il commediografo Aristofane spesso derideva nelle sue opere gli uomini che si rasavano o che avevano i classici “quattro peli in faccia”.
Questo sempre?
Assolutamente no, vi fu la parentesi introdotta dal grandissimo condottiero Alessandro Magno, che fu il primo ad aver ordinato alle sue truppe la rasatura completa e quotidiana del viso, non certo per motivi igienici, dubito che in quegli anni qualcuno potesse pensare a tanto, bensì per motivi tattici.
Infatti egli fu il primo a capire e apprendere il pericolo di poter esser disarcionati da cavallo, da parte dei soldati nemici, essendo tirati per la barba. L’esercito di Dario III, infatti, vinse più di una battaglia contro le truppe macedoni ricorrendo a questo trucchetto. Direte che ha dell’incredibile, eppure la battaglia di Gaugamela del 331 a.C. tra greci e persiani venne vinta dalle truppe di Alessandro Magno proprio perché i suoi soldati erano rasati!
La barba oggi
Oltre ai concetti relativi all’utilità storica, tattica ed etica, la barba col corso degli anni assunse sempre più un carattere estetico, ma non solo, la barba spesso ci dice qualcosa sul carattere della persona che la porta, ci può dire tanto sulle sue passioni e inclinazioni.
Spesso certe barbe sono strettamente legate all’estrazione sociale, alle tendenze o alle nazionalità cui si appartiene: basti pensare i payot degli ebrei ortodossi, barbe risorgimentali alla Garibaldi, Mazzini o Verdi, barbe incolte da rivoluzionario, il Che su tutti, fino ad arrivare al baffo all’inglese gentleman della City anni ‘20 o alle recenti rievocazioni dello stile americano hipster nato negli anni ‘40.
Come non accennare, infine, al favorito di Francesco Giuseppe d’Austria, molto di moda nell’Austria ottocentesca divenuto poi il mutton chop tanto caro ai bikers americani.
Come dire, gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma anche una barba ci può dire tanto!
Hai letto:
La barba: un vezzo da gentiluomini
